Quando l’emergenza mette in crisi la banda Internet domestica

In queste settimane di emergenza sanitaria, in tanti stiamo facendo home working, e tanti studenti stanno passando le loro giornate a casa (studiando e/o giocando sulla rete). Tutti noi vediamo più film su Netflix e ascoltiamo più musica su Spotify. In molti vediamo le partite in streaming, non potendo frequentare stadi e palazzetti.

Questo si traduce, in senso pratico, in un maggiore utilizzo della rete Internet domestica (non ho dati esatti, ma è facile intuirne l’entità).

Cisco, nell’ambito dello studio annuale “Cisco Visual Networking Index“, pubblicava le stime di incremento di utilizzo, indicando una crescita a 5,3 miliardi di utenti nel 2023, contro i 3,9 miliardi del 2018… ed un raddoppio delle capacità di banda (connessioni fisse), dai 45.9 Mbps del 2018 agli stimati 110,4 Mbps del 2013.

Secondo il Global Index di Akamai, l’Italia si posiziona al 49° posto nel mondo per qualità di banda Internet.

Velocità media di download, secondo Akamai (Top 50, Gennaio 2020)

Si tratta di valori medi mondiali, e sappiamo purtroppo bene che in Italia esistono ancora ampie aree non coperte dalla banda larga, alimentando il fenomeno del “digital divide“.

Ma torniamo alle nostre settimane di home working o di smart working (chiamatelo pure come più vi piace), ed alle settimane di “esilio domestico” per milioni di studenti e lavoratori.
Forse lo avrete notato voi stessi… qual è stato l’impatto di questo fenomeno sulla qualità della vostra connessione domestica ad Internet?

Personalmente, vivendo in un’area residenziale non ancora coperta da banda larga, e -come molti di voi- abbastanza legato alla necessità di utilizzare la rete per lavorare, ho notato due tristi fenomeni:

  • una riduzione della banda effettiva assegnata
  • una maggiore “instabilità”, con disconnessioni frequenti e maggiore latenza (velocità del ping)

Senza alcun pensiero di scientificità, dall’inizio dell’emergenza ho fatto un piccolo esercizio domestico, misurando alcuni dati a campione raccolti da speedtest:

Misurazione (non scientifica) della qualità della banda di casa mia

Il grafico evidenza l’altalenante qualità della disponibilità di banda, per i valori della linea arancione di Download (qui il valore più alto è quello più apprezzato), mentre la linea blu della Latenza (qui il valore ideale deve essere più basso possibile).

Non credo di essere un caso isolato, e temo che questa ridotta qualità sia imputabile al fenomeno dell’Overselling, abitualmente cavalcato dai fornitori dei servizi Internet.

Parlo della semplice regola, seguita anche da chi vende energia elettrica, gas o acqua potabile, di stimare i consumi reali da parte degli utenti, per poi dimensionare la quantità erogata sulla base del consumo stimato e non su quello potenziale (come se tutti fossimo simultaneamente a casa con tutte le luci accese o tutti i rubinetti aperti).

Capite che qualsiasi fornitore, di fronte a un fenomeno di consumo superiore a quello stimato, si troverebbe in crisi, e il sistema andrebbe rapidamente al collasso.

Anche per i servizi di connettività Internet temo stia avvenendo qualcosa di simile, e lo nota di più chi si trova in aree non ancora coperte da banda larga (capite che passare da una banda in download da 7 Mbps a 2 Mbps si nota di più che da una di 100 Mbps a una di 80 Mbps).

L’Overselling della connettività Internet domestica sarà l’ennesimo “effetto collaterale” del COVID-19, rendendo più difficile (o a volte impossibile) il lavoro domestico o lo studio online.

Anche su questo dovremmo assumere un atteggiamento responsabile. Magari scegliendo di spegnere per qualche settimana il download selvaggio attraverso i sistemi pirata, oppure scegliendo attività alternative per i ragazzi (e per noi stessi), preferendo una passeggiata nel parco alle ore di serie TV su Netflix o di Playstation/Xbox (fuori c’è anche la primavera anticipata).

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